Mi preoccupa il rischio d’estinzione di quello sguardo in grado di attraversare quattro tavolini del locale dalle luci soffuse per soffermarsi, a più fiate – direbbe Dante – negli occhi dell’oggetto desiderato che diventa soggetto e si incuriosisce del coraggio, del desiderio e cerca di conoscere, cogliere, esplorare, tra il visto e non visto, il primo.
Ho la stessa apprensione riguardo l’attesa, il tempo che costruisce l’immaginario e il sintonizzarsi sull’altro aspettando che la vita prenda forma.
Nooo! Non ditemi che appaio romantica e retrò, legata a vecchi schemi comportamentali, quelli prima dell’avvento del web!
Sono preoccupata davvero dell’angoscia di contatto che riduce l’approccio de visu e aumenta quello virtuale.
Temo nei riguardi della biodiversità dell’amore. Desidero intensamente che uno sguardo attento e consapevole protegga dall’estinzione la seduzione nel mondo reale.
Potete controbattere che il sito di incontri o il social sono solo un’altra opportunità di conoscenza ma sappiamo molto bene che è troppo spesso un sostituto.
Un mio paziente non molto tempo fa ha pianificato di “da ora in poi” innamorarsi in modo leggero, di donne che condividessero il suo modo sognante e impermanente di amare.
Gigantesco equivoco: come fosse possibile selezionare esperienze d’amore autentiche! È un’illusione!
L’unica cosa prevedibile è che il nostro inconscio calamiti qualcuno con un livello di gioia e fiducia nella vita simile alla nostra. Tutto il resto è paura dell’esplorazione libera del mondo!
Il social e il sito di incontri possono dare l’illusione di poter tenere sotto controllo variabili ansiogene per il rischio di rispecchiarci inadeguati. Ci si rassicura con i numeri - età, altezza, peso, corporatura, reddito - cercando una prevedibilità che minimizzi le insidie della variabilità.
Il web è prezioso come strumento comunicativo.
L’amore però si gioca con tutto il corpo, il tono della voce, il portamento, la temperatura, l’emozione profondamente corporea del momento. Il corpo in amore è il senso; portatore del senso di sé, recettore chimico del senso dell’altro, ne decodifica il movimento, è postura relazionale, è la danza che balleremmo, è ipotesi di amplesso in una fantasia erotica costruita su chiaro scuri reali e non nella bidimensionalità delle foto-profilo.
Davvero vogliamo far evolvere civiltà in base alla ritmicità dei capoversi?
Stiamo sviluppando patologia nel nostro uccidere l’attesa. Non sappiamo più fermarci a pensare, a darsi il tempo che l’altro prenda corpo nelle nostre fantasie grazie a quel movimento dei capelli, grazie all’espressione sorpresa dell’inciampare in uno scalino.
Penso che la motivazione di tanta angoscia di contatto debba ricercarsi nell’immagine stereotipata e idealizzata dei modelli di maschile e femminile eterosessuale che i mass media hanno promosso dagli anni 80 ad oggi basati sulla perfezione fisica e sulla neutralità emotiva; un supermercato di grandi marche senza spazio per i prodotti artigianali.
Difficile mettersi a confronto con maschi belli, sensuali, simpatici, economicamente vincenti e a letto dei tori.
Difficile reggere il paragone con bellissime taglie 38 dai denti bianchissimi, promesse di amore accogliente pur nella loro supposta autodeterminazione.
Come riparare la paura di essere inadeguati, il vissuto di imperfezione, di imbarazzo nei confronti della nostra umanità?
Innamorandosi di sé.
È il primo passo: ricercare il proprio sguardo, quello spontaneo, fermandosi ad esplorarlo; camminare nudi per la casa sentendo il corpo mandarci segnali di vita grazie alla temperatura e ai movimenti dell’aria, sentendo i confini del nostro corpo con il piacere di scoprire la materia di cui siamo fatti; guardandoci allo specchio e esplorando come nuove le nostre espressioni, giocando alle smorfie, curando il nostro abbigliamento per piacerci e rappresentare noi stessi, non per integrarci nell’emergere o nello scomparire.
L’obiettivo è proteggere la biodiversità dell’amore in questo ecosistema virtuale poco attento alla materia umana.